Sbiancamento Dentale
Sbiancamento Dentale
L’indiscusso sviluppo del mercato cosmetico, ha portato alla creazione di modelli estetici a volte davvero impossibili da raggiungere.
Ne è un esempio più che lampante l’attenzione degli spot televisivi sulla pubblicizzazione di prodotti tesi al raggiungimento di un sorriso smagliante, quasi immacolato.
Non tutti sanno che in realtà i denti non sono completamente bianchi neanche in natura (se si fa eccezione per gli individui in età infantile, durante la quale la componente gessosa dei denti da latte risulta essere più sostanziosa).
Lo smalto, cioè il rivestimento esterno dei denti, è translucido e lascia passare il coloro dell’elemento più interno, la dentina, di un bianco pallido tendente al giallo-grigio. Nonostante non siamo in questa sede per accusare alcun prodotto di qualche inutilità, ma vogliamo mettere in luce il fatto che nessuno spazzolino aerodinamico o elettrico, nessuna pasta dentifricia miracolosa e nessun chewin -gum potrà mai modificare cioè che la Natura ha decretato.
La Scienza Odontoiatrica, attraverso sondaggi e studi, ha però dimostrato la necessità degli individui moderni di possedere un sorriso bianco, vicino ai modelli dell’estetica odierna.
Ecco allora la comparsa di alcuni particolari pratiche, già in voga nei paesi d’oltreoceano e recentemente esplosa anche in Italia: parliamo in particolare dello sbiancamento dentale. Prima di accennare al suo svolgimento però, è doveroso fare una piccola digressione nell’ambito degli elementi che formano il dente. Come già accennato i primi due strati degli elementi dentali sono lo smalto e la dentina. Lo smalto è formato da piccolo prismi, molto duri, legati tra di loro da un cemento naturale, lo smalto interprismatico. La dentina invece è formata da una serie di tuboli, i tuboli dentinali appunto, recettori degli stimoli esterni come il caldo e il freddo.
Al centro del dente c’è infine la polpa, che contiene i vasi sanguingni e i 4 nervi. Il cemento radicolare è invece la sostanza che riveste la radice del dente. I metodi di sbiancamento dentale, di certo in gradi di migliorare la situazione cromatica dei vari elementi, agiscono su due diversi tipi di “macchie”: le macchie estrinseche e le macchie intrinseche.
Le prime sono quelle che si formano sullo smalto, dovute all’azione di sostanze contenenti cromogeni, alla placca e al tartaro.
Le macchie intrinseche invece sono contenute all’interno dello smalto, dovute a cause genetiche, assunzione di particolari farmaci e da un eccesso di fluoro. Per le macchie specificate nel primo caso, i sistemi sbiancanti utilizzati sono quello detti meccanici. Sono basati sull’azione di alcuni prodotti che agiscono per abrasione.
Rientrano in questa categoria tutte le normali azioni di igiene dentale. In più esiste un metodo meccanico professionale, effettuato dal dentista per mezzo di uno strumento che emette ultrasuoni, in grado di aggredire la macchia senza provocare danni per la superficie dello smalto. Successivamente i denti vengono lucidati con una particolare pasta contenente un materiale con una determinata granulometria.
Questo metodo richiede molto tempo ed è in grado di portare piccoli benefici. Per le macchie intrinseche il metodo di sbiancamento utilizzato è quello per mezzo di sostanze decoloranti. E’ basato sull’azione di prodotti con azione ossidante, i perossidi. L’ossidazione di queste sostanze è in grado di penetrare all’interno del dente, agendo sulle macchie intrinseche ad esso.
La sensibilità dentale durante questi interventi varia da persona a persona e gli effetti collaterali, gestibili dal dentista, possono durate anche 3 giorni dopo la fine del trattamento. Esiste inoltre il pericolo di intaccare le mucose se il prodotto viene usato in maniera impropria.
Dr. Dario Gravina
